Industria italiana e batterie: cosa succede con la nuova normativa europea
Pubblicato da Motus-E il primo studio italiano sulla Battery Regulation Ue: uno strumento indispensabile per comprendere il nuovo quadro regolatorio e conoscere lo stato e le prospettive della filiera nazionale, che nonostante il fermento del settore sconta ancora un notevole ritardo rispetto agli altri grandi Paesi europei
Motus-E ha pubblicato la prima analisi italiana sulla nuova Battery Regulation Ue, volta a fornire strumenti utili e approfondimenti per comprendere appieno la normativa, ma anche i riflessi sull'industria italiana. La regolamentazione rappresenta il primo impianto normativo europeo onnicomprensivo sulle batterie, che disciplina l'immissione sul mercato e la gestione dei rifiuti collegati.
Lo studio "I riflessi sull'Italia del nuovo Regolamento Ue sulle batterie" prende le mosse dall'analisi della filiera nazionale dei sistemi di accumulo che, seppure caratterizzata da un vivace fermento, sconta ancora un ambiente non del tutto favorevole agli investimenti, specialmente per quanto riguarda i materiali propedeutici e la produzione di celle per il settore automotive.
Attualmente sono in rampa di lancio in Italia progetti di Gigafactory per un totale di 48 GWh di produzione, valore molto indietro rispetto agli altri grandi Paesi Ue, che viaggiano abbondantemente oltre i 100 GWh di capacità installata o in pipeline. Un ritardo da colmare con la massima urgenza, per non farsi sfuggire le enormi opportunità di sviluppo economico e occupazionale connesse a uno dei comparti industriali destinato a crescere maggiormente nei prossimi anni.
In Italia il settore - caratterizzato ancora dall'assenza di insediamenti di grossi player americani o asiatici - sta attraversando tuttora una fase embrionale, il che in questo momento storico, con un approccio propositivo di politica industriale, può rappresentare in realtà un vantaggio competitivo, perché sulla scorta della nuova normativa Ue si potrà fare rotta da subito sulle tecnologie più avanzate, per dare vita a una filiera all'avanguardia senza richiedere processi di riconversione industriale.
Di particolare valore è poi il ruolo rivestito dai centri di ricerca italiani attivi nel settore, in grado di fornire un contributo decisivo per lo sviluppo del comparto, così come la tradizione manifatturiera italiana, che può contare su realtà di rilievo internazionale nello sviluppo di macchinari per la produzione delle batterie e nel testing.
Dopo l'indicazione del cronoprogramma degli obiettivi previsti dal regolamento - dalla dichiarazione dell'impronta di carbonio per le batterie delle auto elettriche ai contenuti minimi di riciclato per cobalto, nichel, litio e piombo, passando per l'efficienza minima nel recupero delle materie prime - il report si concentra su tre aree specifiche della normativa: impronta di carbonio delle batterie, fine vita e post-uso e analisi sulla digitalizzazione e la trasparenza dei dati.
Per andare a fondo su queste tematiche e comprendere pienamente i risvolti della normativa, Motus-E ha condotto una serie di interviste con i player italiani del settore, raccogliendo feedback e riscontri pratici volti anche a individuare i possibili elementi migliorativi dell'impianto regolatorio.
Da questa attività è nata una serie di proposte in grado di offrire ulteriori spunti di riflessione per Bruxelles, in vista della stesura degli atti delegati e degli atti di esecuzione previsti dal Regolamento Ue.
Tra queste, l'idea di un sistema di agevolazioni per premiare le batterie con maggiori prestazioni e promuovere così l'adozione delle soluzioni più sostenibili; ma anche l'inclusione di obiettivi specifici di recupero e riciclo di materiali come la grafite e il catodo delle batterie LFP (litio-ferro-fosfato), funzionali a rafforzare la catena di approvvigionamento europea. Infine, una proposta riguarda una serie di strumenti per facilitare la riparazione e il riutilizzo delle batterie, contribuendo a pratiche sempre più sostenibili e a una gestione massimamente efficiente di tutti i componenti impiegati.
Lo studio "I riflessi sull'Italia del nuovo Regolamento Ue sulle batterie" prende le mosse dall'analisi della filiera nazionale dei sistemi di accumulo che, seppure caratterizzata da un vivace fermento, sconta ancora un ambiente non del tutto favorevole agli investimenti, specialmente per quanto riguarda i materiali propedeutici e la produzione di celle per il settore automotive.
Attualmente sono in rampa di lancio in Italia progetti di Gigafactory per un totale di 48 GWh di produzione, valore molto indietro rispetto agli altri grandi Paesi Ue, che viaggiano abbondantemente oltre i 100 GWh di capacità installata o in pipeline. Un ritardo da colmare con la massima urgenza, per non farsi sfuggire le enormi opportunità di sviluppo economico e occupazionale connesse a uno dei comparti industriali destinato a crescere maggiormente nei prossimi anni.
In Italia il settore - caratterizzato ancora dall'assenza di insediamenti di grossi player americani o asiatici - sta attraversando tuttora una fase embrionale, il che in questo momento storico, con un approccio propositivo di politica industriale, può rappresentare in realtà un vantaggio competitivo, perché sulla scorta della nuova normativa Ue si potrà fare rotta da subito sulle tecnologie più avanzate, per dare vita a una filiera all'avanguardia senza richiedere processi di riconversione industriale.
Di particolare valore è poi il ruolo rivestito dai centri di ricerca italiani attivi nel settore, in grado di fornire un contributo decisivo per lo sviluppo del comparto, così come la tradizione manifatturiera italiana, che può contare su realtà di rilievo internazionale nello sviluppo di macchinari per la produzione delle batterie e nel testing.
Dopo l'indicazione del cronoprogramma degli obiettivi previsti dal regolamento - dalla dichiarazione dell'impronta di carbonio per le batterie delle auto elettriche ai contenuti minimi di riciclato per cobalto, nichel, litio e piombo, passando per l'efficienza minima nel recupero delle materie prime - il report si concentra su tre aree specifiche della normativa: impronta di carbonio delle batterie, fine vita e post-uso e analisi sulla digitalizzazione e la trasparenza dei dati.
Per andare a fondo su queste tematiche e comprendere pienamente i risvolti della normativa, Motus-E ha condotto una serie di interviste con i player italiani del settore, raccogliendo feedback e riscontri pratici volti anche a individuare i possibili elementi migliorativi dell'impianto regolatorio.
Da questa attività è nata una serie di proposte in grado di offrire ulteriori spunti di riflessione per Bruxelles, in vista della stesura degli atti delegati e degli atti di esecuzione previsti dal Regolamento Ue.
Tra queste, l'idea di un sistema di agevolazioni per premiare le batterie con maggiori prestazioni e promuovere così l'adozione delle soluzioni più sostenibili; ma anche l'inclusione di obiettivi specifici di recupero e riciclo di materiali come la grafite e il catodo delle batterie LFP (litio-ferro-fosfato), funzionali a rafforzare la catena di approvvigionamento europea. Infine, una proposta riguarda una serie di strumenti per facilitare la riparazione e il riutilizzo delle batterie, contribuendo a pratiche sempre più sostenibili e a una gestione massimamente efficiente di tutti i componenti impiegati.
Parole chiave: Batterie, Energy storage
- Giuseppe Grassi
- Silvia Colnago
- Lucia Ammendola
- MIMIT - Ministero delle Imprese e del Made in Italy
- Rometec
- Stefano Bonelli