Valentini (Mimit): no negazionisti ma transizione green sia sostenibile
Vice ministro a Federchimica: "La deindustrializzazione non è felice"
"Le transizioni nella storia hanno avuto bisogno di 50-60 anni e spesso hanno visto la coesistenza di varie fonti di energia allo stesso tempo. La nostra transizione sarà a varie velocità: questo non significa essere negazionisti, ma essere realistici e informati. La prima sostenibilità è di carattere economico perché la deindustrializzazione non è felice". Lo ha detto Valentino Valentini, vice ministro delle Imprese e del Made in Italy, intervenendo a Milano all'assemblea di Federchimica.
Valentini ha ricordato che l'Italia, negli anni scorsi, ha dovuto affrontare "una transizione energetica che inizialmente è stata soprattutto di fonti energetiche, cambiando fornitori in un sistema che ha aumentato i costi senza aumentare la certezza e la sicurezza delle fonti". In questo contesto la chimica - che "rappresenta non solo il volano del Made in Italy ma è il Made in Italy stesso, un settore al centro di tutte le attività economiche" - ha dovuto "affrontare questo momento di complessità maggiore, di aumento dei costi, di aumento dei tassi di interesse" facendo i conti anche con "una serie di normative europee che si sono rivelate forse un po' troppo ambiziose e sicuramente troppo rapide".
La visione delle istituzioni di Bruxelles, ha aggiunto, "era post industriale, non teneva conto delle esigenze dell'industria". E invece se "occorre procedere sulla transizione ambientale, perché l'impatto sull'ambiente è evidente anche a quel 50% che inquina per l'87% delle emissioni contro il 7% dell'Ue", la transizione "deve avvenire in tempi sostenibili, garantendo la neutralità tecnologica, anche perché non sappiamo adesso quale sarà la tecnologia prevalente e quale sarà il mix energetico". Per questo, ha concluso, in Europa è necessario agire facendo l'interesse del Paese, superando le divisioni partitiche: "In Ue se ci dividiamo sulle questioni ideologiche spesso riusciamo a ritrovarci nelle battaglie per difendere la nostra impresa e la nostra industria".
Valentini ha ricordato che l'Italia, negli anni scorsi, ha dovuto affrontare "una transizione energetica che inizialmente è stata soprattutto di fonti energetiche, cambiando fornitori in un sistema che ha aumentato i costi senza aumentare la certezza e la sicurezza delle fonti". In questo contesto la chimica - che "rappresenta non solo il volano del Made in Italy ma è il Made in Italy stesso, un settore al centro di tutte le attività economiche" - ha dovuto "affrontare questo momento di complessità maggiore, di aumento dei costi, di aumento dei tassi di interesse" facendo i conti anche con "una serie di normative europee che si sono rivelate forse un po' troppo ambiziose e sicuramente troppo rapide".
La visione delle istituzioni di Bruxelles, ha aggiunto, "era post industriale, non teneva conto delle esigenze dell'industria". E invece se "occorre procedere sulla transizione ambientale, perché l'impatto sull'ambiente è evidente anche a quel 50% che inquina per l'87% delle emissioni contro il 7% dell'Ue", la transizione "deve avvenire in tempi sostenibili, garantendo la neutralità tecnologica, anche perché non sappiamo adesso quale sarà la tecnologia prevalente e quale sarà il mix energetico". Per questo, ha concluso, in Europa è necessario agire facendo l'interesse del Paese, superando le divisioni partitiche: "In Ue se ci dividiamo sulle questioni ideologiche spesso riusciamo a ritrovarci nelle battaglie per difendere la nostra impresa e la nostra industria".
Mercati: Chimica, Petrolchimica, Plastica
Parole chiave: Transizione ecologica, Transizione energetica
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