La transizione energetica continua, malgrado condizioni al contorno più difficili
Gianni Silvestrini - Kyoto Club
Mentre si susseguono le notizie sui record di temperatura dell'aria e degli oceani, oltre ai fenomeni estremi che colpiscono tutti i continenti, ci domandiamo se le risposte in termini di contrasto all'emergenza climatica, di riduzione delle emissioni, di accelerazione della diffusione di tecnologie verdi siano sufficienti.
In realtà ci troviamo in Europa di fronte ad una sorta di rincorsa tra gli annunci di disastri climatici sempre più preoccupanti in un continente con aumenti delle temperature doppi rispetto al tasso medio globale, e le notizie incoraggianti nei comparti delle rinnovabili, dell'efficienza energetica, della mobilità elettrica.
La partita è aperta, insomma. L'importante è non voltare la testa dall'altra parte e far prevalere un atteggiamento di "inazione". Ce lo ricorda la Corte europea dei Diritti dell'Uomo che per la prima volta ha riconosciuto un'autorità statale colpevole di inazione contro il cambiamentoclimatico.
Il tribunale di Strasburgo ha infatti condannato la Svizzera per l'incapacità di adempiere ai doveri previsti in materia di clima e per la mancata protezione dei cittadini contro i gravi effetti negativi dei cambiamenti climatici sulla vita, la salute, il benessere e la qualità della vita.
Per riuscire a centrare gli obbiettivi di riduzione delle emissioni al 2030 e quelli ancora più ambiziosi della neutralità climatica al 2050 non si deve perdere tempo. Purtroppo invece, in Europa e negli Usa emergono segnali opposti, incoraggiati da alcune forze politiche apertamente negazioniste sul fronte climatico.
In Italia circolano messaggi sulla necessità di far prevalere il buonsenso ed evitare le posizioni troppo ambiziose. Una narrazione sbagliata in questa fase, che rischia di farci impantanare proprio mentre dobbiamo accelerare. Come ci ricorda la recente posizione della Sardegna e del Lazio per sospensive o moratorie sulle rinnovabili.
Un altro caso esemplare è quello delle auto elettriche, settore che vede una corsa in molti paesi a fronte di una incredibile cautela italiana.
Lo scenario globale è molto interessante. Le vendite di auto elettriche continuano infatti a crescere e potrebbero raggiungere i 17 milioni nel 2024.
Cioè più di un'auto su cinque vendute quest'anno in tutto il mondo dovrebbe essere a batteria. Nel primo trimestre del 2024,
le vendite di auto elettriche sono cresciute di circa il 25% rispetto al primo trimestre del 2023. Quest'anno, la quota di mercato delle auto elettriche potrebbe raggiungere il 45% in Cina e il 25% in Europa grazie al calo dei prezzi delle batterie e delle automobili e al sostegno politico di molti paesi.
La diffusione di questi mezzi inizia ad incidere anche sulla domanda di greggio.
Secondo la IEA, già il prossimo anno si potrebbe infatti registrare il picco dei consumi di petrolio nel settore dei trasporti stradali.
Naturalmente la corsa può incontrare delle difficoltà, con riduzioni degli investimenti da parte di alcuni gruppi, anche per il rischio di una forte importazione di auto cinesi a basso prezzo.
A fronte di questo contesto internazionale in evoluzione, la situazione in Italia è molto preoccupante, con una quota del mercato dei veicoli a propulsione esclusivamente elettrica del 5%, contro una media europea del 14%. A marzo, peraltro, in assenza di incentivi si è registrata una flessione delle vendite del 34% rispetto allo stesso mese del 2023. Difficoltà che vengono ampliate da commentatori disattenti che scrivono che l'auto elettrica è già "al tramonto".
Le rinnovabili rappresentano un altro settore in rapidissima evoluzione, con ben 473 GW installati lo scorso anno. Anche in questo settore alla testa della corsa troviamo la Cina, che ha visto un aumento nel 2023 del 63%. Ma anche la UE non si è comportata male.
Lo scorso anno il 44% dell'elettricità è stato infatti fornito dalle rinnovabili e in 13 paesi, fra cui la Germania, la percentuale verde ha superato la metà della produzione.
Si segnalano anche ottimi risultati sul fronte dei sistemi di accumulo, una tecnologia vitale sia per il mondo dinamico delle rinnovabili che per quello della mobilità elettrica. Le batterie hanno visto una spettacolare riduzione dei costi, 90% in meno di quindici anni.
Nel solo 2023, l'impiego delle batterie nel settore energetico è aumentato del 130%, aggiungendo 42 GW ai sistemi elettrici di tutto il mondo.
Nel settore dei trasporti, le batterie hanno consentito alle vendite di auto elettriche di passare da 3 milioni nel 2020 ai quasi 14 milioni dello scorso anno.
La transizione energetica continua, malgrado condizioni al contorno più difficili
Sul fronte energetico la combinazione di solare fotovoltaico e batterie è oggi competitiva con le nuove centrali a carbone in India.
E nei prossimi anni costerà meno del nuovo carbone in Cina e dell'energia elettrica alimentata a gas negli Stati Uniti. Le batterie stanno cioè cambiando le regole del gioco nel mondo della generazione elettrica. La corsa ha riguardato anche il nostro paese che ha visto lo scorso anno l'installazione di 287.000 accumuli per 2 GW. Il deciso calo del prezzo delle batterie sta portando diverse case, pensiamo a Tesla o a Ford, a diminuire i costi dei propri modelli.
Ormai molti pensano che ben prima della fine del decennio le auto elettriche costeranno di meno di quelle a combustione interna.
Questi flash sulla mobilità e sulle rinnovabili ci fanno capire che la transizione è partita e che sarà difficile, qualsiasi sarà il profilo della prossima Commissione europea, arrestarla.
Una probabile posizione più cauta rischierebbe, anzi, di provocare dei seri autogoal con il resto del mondo lanciato nella transizione industriale e con un'Europa in difficoltà timida e sulla difensiva.
Anche nel settore edilizio potremmo vedere una ripresa degli interventi di riqualificazione, pur in presenza di notevoli dissensi. Una tecnologia che sta emergendo in Europa è quella delle pompe di calore che avevano visto un aumento record delle vendite del 37% nel 2022, dopo che l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia aveva portato a un'impennata dei prezzi del gas. Nel 2023 invece si è registrato un leggero calo, con 2,6 milioni di pompe di calore in 14 paesi, rispetto ai 2,8 milioni di unità nel 2022.
Interessante inoltre sottolineare come, malgrado i climi rigidi, nei paesi scandinavi le installazioni pro capite siano quadruple rispetto ai livelli all'Italia.
Nel nostro paese le emissioni nel comparto dell'edilizia sono scese solo del 12% rispetto al picco del 2005, nonostante gli schemi di incentivazione per l'efficienza energetica in vigore dal 2007.
La nuova Direttiva sulle case green potrà quindi stimolare il nostro paese nella definizione di obiettivi intermedi e delle necessarie azioni per contenere le emissioni climalteranti di questo comparto.
Interessante anche l'obbligo per gli Stati membri di adottare un Piano Nazionale che preveda la riduzione progressiva del consumo di energia degli edifici residenziali.
La nuova direttiva sulle case green prevede anche che le caldaie a gas metano vengano messe al bando
dal 2040, facendo di fatto slittare di cinque anni il termine ipotizzato inizialmente dalla Commissione, ovvero il 2035. Dal prossimo anno, però, si prevede che siano vietati gli incentivi per installarle.
La direttiva dovrà comunque essere recepita dai singoli Stati.
Ci sono quindi aspetti che dovranno guidare la regolamentazione nazionale verso edifici sempre più sostenibili.
Ad esempio è probabile che ogni Stato debba ulteriormente lavorare ad affinare gli standard minimi in edilizia.
Insomma, ci sono le condizioni per cui anche in Europa il processo di decarbonizzazione continui, malgrado possibili tentativi di
rallentarlo.
Nel nostro paese le rinnovabili elettriche dovrebbero continuare la crescita iniziata nell'ultimo biennio. Sulla mobilità elettrica
il panorama è invece piuttosto difficile e non è escluso che possa intervenire qualche investimento produttivo cinese.
L'edilizia vede forti ambizioni europee che andranno tradotte in Italia con provvedimenti che consentano una crescita equilibrata dopo il periodo del 110%.
La partita è aperta, insomma. L'importante è non voltare la testa dall'altra parte e far prevalere un atteggiamento di "inazione". Ce lo ricorda la Corte europea dei Diritti dell'Uomo che per la prima volta ha riconosciuto un'autorità statale colpevole di inazione contro il cambiamentoclimatico.
Il tribunale di Strasburgo ha infatti condannato la Svizzera per l'incapacità di adempiere ai doveri previsti in materia di clima e per la mancata protezione dei cittadini contro i gravi effetti negativi dei cambiamenti climatici sulla vita, la salute, il benessere e la qualità della vita.
Per riuscire a centrare gli obbiettivi di riduzione delle emissioni al 2030 e quelli ancora più ambiziosi della neutralità climatica al 2050 non si deve perdere tempo. Purtroppo invece, in Europa e negli Usa emergono segnali opposti, incoraggiati da alcune forze politiche apertamente negazioniste sul fronte climatico.
In Italia circolano messaggi sulla necessità di far prevalere il buonsenso ed evitare le posizioni troppo ambiziose. Una narrazione sbagliata in questa fase, che rischia di farci impantanare proprio mentre dobbiamo accelerare. Come ci ricorda la recente posizione della Sardegna e del Lazio per sospensive o moratorie sulle rinnovabili.
Un altro caso esemplare è quello delle auto elettriche, settore che vede una corsa in molti paesi a fronte di una incredibile cautela italiana.
Lo scenario globale è molto interessante. Le vendite di auto elettriche continuano infatti a crescere e potrebbero raggiungere i 17 milioni nel 2024.
Cioè più di un'auto su cinque vendute quest'anno in tutto il mondo dovrebbe essere a batteria. Nel primo trimestre del 2024,
le vendite di auto elettriche sono cresciute di circa il 25% rispetto al primo trimestre del 2023. Quest'anno, la quota di mercato delle auto elettriche potrebbe raggiungere il 45% in Cina e il 25% in Europa grazie al calo dei prezzi delle batterie e delle automobili e al sostegno politico di molti paesi.
La diffusione di questi mezzi inizia ad incidere anche sulla domanda di greggio.
Secondo la IEA, già il prossimo anno si potrebbe infatti registrare il picco dei consumi di petrolio nel settore dei trasporti stradali.
Naturalmente la corsa può incontrare delle difficoltà, con riduzioni degli investimenti da parte di alcuni gruppi, anche per il rischio di una forte importazione di auto cinesi a basso prezzo.
A fronte di questo contesto internazionale in evoluzione, la situazione in Italia è molto preoccupante, con una quota del mercato dei veicoli a propulsione esclusivamente elettrica del 5%, contro una media europea del 14%. A marzo, peraltro, in assenza di incentivi si è registrata una flessione delle vendite del 34% rispetto allo stesso mese del 2023. Difficoltà che vengono ampliate da commentatori disattenti che scrivono che l'auto elettrica è già "al tramonto".
Le rinnovabili rappresentano un altro settore in rapidissima evoluzione, con ben 473 GW installati lo scorso anno. Anche in questo settore alla testa della corsa troviamo la Cina, che ha visto un aumento nel 2023 del 63%. Ma anche la UE non si è comportata male.
Lo scorso anno il 44% dell'elettricità è stato infatti fornito dalle rinnovabili e in 13 paesi, fra cui la Germania, la percentuale verde ha superato la metà della produzione.
Si segnalano anche ottimi risultati sul fronte dei sistemi di accumulo, una tecnologia vitale sia per il mondo dinamico delle rinnovabili che per quello della mobilità elettrica. Le batterie hanno visto una spettacolare riduzione dei costi, 90% in meno di quindici anni.
Nel solo 2023, l'impiego delle batterie nel settore energetico è aumentato del 130%, aggiungendo 42 GW ai sistemi elettrici di tutto il mondo.
Nel settore dei trasporti, le batterie hanno consentito alle vendite di auto elettriche di passare da 3 milioni nel 2020 ai quasi 14 milioni dello scorso anno.
La transizione energetica continua, malgrado condizioni al contorno più difficili
Sul fronte energetico la combinazione di solare fotovoltaico e batterie è oggi competitiva con le nuove centrali a carbone in India.
E nei prossimi anni costerà meno del nuovo carbone in Cina e dell'energia elettrica alimentata a gas negli Stati Uniti. Le batterie stanno cioè cambiando le regole del gioco nel mondo della generazione elettrica. La corsa ha riguardato anche il nostro paese che ha visto lo scorso anno l'installazione di 287.000 accumuli per 2 GW. Il deciso calo del prezzo delle batterie sta portando diverse case, pensiamo a Tesla o a Ford, a diminuire i costi dei propri modelli.
Ormai molti pensano che ben prima della fine del decennio le auto elettriche costeranno di meno di quelle a combustione interna.
Questi flash sulla mobilità e sulle rinnovabili ci fanno capire che la transizione è partita e che sarà difficile, qualsiasi sarà il profilo della prossima Commissione europea, arrestarla.
Una probabile posizione più cauta rischierebbe, anzi, di provocare dei seri autogoal con il resto del mondo lanciato nella transizione industriale e con un'Europa in difficoltà timida e sulla difensiva.
Anche nel settore edilizio potremmo vedere una ripresa degli interventi di riqualificazione, pur in presenza di notevoli dissensi. Una tecnologia che sta emergendo in Europa è quella delle pompe di calore che avevano visto un aumento record delle vendite del 37% nel 2022, dopo che l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia aveva portato a un'impennata dei prezzi del gas. Nel 2023 invece si è registrato un leggero calo, con 2,6 milioni di pompe di calore in 14 paesi, rispetto ai 2,8 milioni di unità nel 2022.
Interessante inoltre sottolineare come, malgrado i climi rigidi, nei paesi scandinavi le installazioni pro capite siano quadruple rispetto ai livelli all'Italia.
Nel nostro paese le emissioni nel comparto dell'edilizia sono scese solo del 12% rispetto al picco del 2005, nonostante gli schemi di incentivazione per l'efficienza energetica in vigore dal 2007.
La nuova Direttiva sulle case green potrà quindi stimolare il nostro paese nella definizione di obiettivi intermedi e delle necessarie azioni per contenere le emissioni climalteranti di questo comparto.
Interessante anche l'obbligo per gli Stati membri di adottare un Piano Nazionale che preveda la riduzione progressiva del consumo di energia degli edifici residenziali.
La nuova direttiva sulle case green prevede anche che le caldaie a gas metano vengano messe al bando
dal 2040, facendo di fatto slittare di cinque anni il termine ipotizzato inizialmente dalla Commissione, ovvero il 2035. Dal prossimo anno, però, si prevede che siano vietati gli incentivi per installarle.
La direttiva dovrà comunque essere recepita dai singoli Stati.
Ci sono quindi aspetti che dovranno guidare la regolamentazione nazionale verso edifici sempre più sostenibili.
Ad esempio è probabile che ogni Stato debba ulteriormente lavorare ad affinare gli standard minimi in edilizia.
Insomma, ci sono le condizioni per cui anche in Europa il processo di decarbonizzazione continui, malgrado possibili tentativi di
rallentarlo.
Nel nostro paese le rinnovabili elettriche dovrebbero continuare la crescita iniziata nell'ultimo biennio. Sulla mobilità elettrica
il panorama è invece piuttosto difficile e non è escluso che possa intervenire qualche investimento produttivo cinese.
L'edilizia vede forti ambizioni europee che andranno tradotte in Italia con provvedimenti che consentano una crescita equilibrata dopo il periodo del 110%.
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Fonte: La Termotecnica Maggio 2024
Settori: Ambiente, Analisi, abbattimento e Controllo emissioni, Cambiamento climatico, Efficienza energetica industriale, Energia, GAS, Inquinamento, Rinnovabili, Termotecnica industriale
Mercati: Aria e Gas, Inquinamento
Parole chiave: Abbattimento emissioni, Cambiamento climatico, Green Energy, Termotecnica, Transizione energetica
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