Legge di bilancio: in una lettera aperta al Governo, Assoclima chiede interventi più efficaci per le pompe di calore elettriche
A rischio uno dei pochi settori industriali italiani leader nella transizione energetica a livello mondiale. Marchesini: "L'Italia non può permettersi di perdere un polo d'eccellenza".
Secondo Assoclima, che riunisce 87 aziende del settore della climatizzazione, l'attuale testo della legge di bilancio 2025 metterebbe a rischio uno dei pochi settori industriali italiani leader nella transizione energetica a livello mondiale, quello delle pompe di calore elettriche. Da qui la necessità di emendare il testo per rafforzare le misure a sostegno del settore, a partire da un più marcato indirizzamento degli incentivi verso tale tecnologia, rendendoli più efficaci e accessibili per tutte le fasce della popolazione, come spiegato in una lettera aperta al Governo pubblicata oggi su Il Sole 24 Ore.
Negli ultimi due anni il settore ha registrato un crollo delle vendite. A livello europeo, nel primo semestre del 2024 è stato venduto il 47% in meno di pompe di calore rispetto all'anno precedente, dato che in Italia si traduce in una contrazione di più del 70% del mercato tra il 2022 e la proiezione del 2024 e che è in assoluta controtendenza con gli obiettivi della transizione energetica. Le ragioni principali del crollo sono state la fine del Superbonus, l'evoluzione dei regimi di sostegno ai consumatori e i prezzi agevolati del gas rispetto all'energia elettrica.
"La produzione di pompe di calore è uno dei pochi comparti strategici della reindustrializzazione verde dove l'Europa è attualmente leader a livello mondiale, con il 73% della domanda coperta dalla produzione domestica. L'Italia è tra i principali produttori nonché uno dei maggiori mercati e vanta un comparto industriale che dà lavoro a oltre 7.500 addetti diretti e genera un fatturato di 2,7 miliardi di euro, numeri che crescono esponenzialmente se si considera l'indotto della filiera." - dichiara Maurizio Marchesini, Presidente di Assoclima. "In un momento storico in cui Italia e Europa perdono terreno su molti fronti a vantaggio della Cina e degli Stati Uniti, non possiamo permetterci di perdere un polo d'eccellenza."
Urge quindi una revisione degli incentivi destinati alle pompe di calore per renderli più efficaci e accessibili, soprattutto per gli edifici che consumano più energia e per le famiglie meno abbienti, introducendo meccanismi che consentano realmente di superare le resistenze a investire in queste nuove tecnologie. Un nuovo schema di incentivi più ambizioso è fondamentale per:
Rilanciare un settore industriale strategico, che può trainare l'economia italiana nella transizione energetica.
Diminuire la dipendenza dal gas, aumentando l'autonomia energetica del paese e contribuendo alla decarbonizzazione. I 24 milioni di pompe di calore già installate in Europa evitano l'importazione di 5,5 miliardi di metri cubi di gas all'anno.
Abbassare i costi energetici per famiglie e imprese, grazie alla maggiore efficienza delle pompe di calore e all'integrazione con le energie rinnovabili, proteggendo i consumatori dalle fluttuazioni dei prezzi del gas.
Ridurre l'inquinamento urbano, causato in gran parte dal riscaldamento domestico a fonti fossili, tra le principali cause di malattie respiratorie, problema particolarmente grave nel Nord Italia, una delle aree più inquinate d'Europa.
Rispettare gli obiettivi di decarbonizzazione previsti dal Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC), che punta a una riduzione delle emissioni di CO2 del 40% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990.
Negli ultimi due anni il settore ha registrato un crollo delle vendite. A livello europeo, nel primo semestre del 2024 è stato venduto il 47% in meno di pompe di calore rispetto all'anno precedente, dato che in Italia si traduce in una contrazione di più del 70% del mercato tra il 2022 e la proiezione del 2024 e che è in assoluta controtendenza con gli obiettivi della transizione energetica. Le ragioni principali del crollo sono state la fine del Superbonus, l'evoluzione dei regimi di sostegno ai consumatori e i prezzi agevolati del gas rispetto all'energia elettrica.
"La produzione di pompe di calore è uno dei pochi comparti strategici della reindustrializzazione verde dove l'Europa è attualmente leader a livello mondiale, con il 73% della domanda coperta dalla produzione domestica. L'Italia è tra i principali produttori nonché uno dei maggiori mercati e vanta un comparto industriale che dà lavoro a oltre 7.500 addetti diretti e genera un fatturato di 2,7 miliardi di euro, numeri che crescono esponenzialmente se si considera l'indotto della filiera." - dichiara Maurizio Marchesini, Presidente di Assoclima. "In un momento storico in cui Italia e Europa perdono terreno su molti fronti a vantaggio della Cina e degli Stati Uniti, non possiamo permetterci di perdere un polo d'eccellenza."
Urge quindi una revisione degli incentivi destinati alle pompe di calore per renderli più efficaci e accessibili, soprattutto per gli edifici che consumano più energia e per le famiglie meno abbienti, introducendo meccanismi che consentano realmente di superare le resistenze a investire in queste nuove tecnologie. Un nuovo schema di incentivi più ambizioso è fondamentale per:
Rilanciare un settore industriale strategico, che può trainare l'economia italiana nella transizione energetica.
Diminuire la dipendenza dal gas, aumentando l'autonomia energetica del paese e contribuendo alla decarbonizzazione. I 24 milioni di pompe di calore già installate in Europa evitano l'importazione di 5,5 miliardi di metri cubi di gas all'anno.
Abbassare i costi energetici per famiglie e imprese, grazie alla maggiore efficienza delle pompe di calore e all'integrazione con le energie rinnovabili, proteggendo i consumatori dalle fluttuazioni dei prezzi del gas.
Ridurre l'inquinamento urbano, causato in gran parte dal riscaldamento domestico a fonti fossili, tra le principali cause di malattie respiratorie, problema particolarmente grave nel Nord Italia, una delle aree più inquinate d'Europa.
Rispettare gli obiettivi di decarbonizzazione previsti dal Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC), che punta a una riduzione delle emissioni di CO2 del 40% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990.
Settori: Climatizzazione, Efficienza energetica edifici, Efficienza energetica industriale, Energia, Pompe di Calore, Rinnovabili, Riscaldamento
Parole chiave: Pompe di calore, Transizione energetica
- ANIMA - Federazione delle Associazioni Nazionali dell'Industria Meccanica Varia ed Affine