Le vigenti normative del mondo della climatizzazione richiedono l'utilizzo di refrigeranti che contribuiscano a ridurre sensibilmente le attuali problematiche legate al clima. Il Regolamento F-Gas (Regolamento UE n. 517/2014 sui gas fluorurati ad effetto serra) definisce tutte le linee necessarie al perseguimento di questo importante obiettivo, richiedendo alle aziende che operano nel mercato della climatizzazione l'utilizzo di refrigeranti con un basso indice GWP.
Effetto serra
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Articoli e news su Effetto serra
Luci spente a partire dalle 18:00 (venerdì 16) in tutte le strutture ENEA; un corso online sul risparmio energetico (giovedì 15) e una guida salva-bollette con 20 tra tecnologie, soluzioni e best practice. Sono le iniziative con le quali ENEA aderisce alla Giornata Nazionale del Risparmio Energetico e degli Stili di Vita Sostenibili "M'illumino di Meno", promossa dal programma Caterpillar di Rai Radio2, che si celebra il 16 febbraio per l'anniversario dell'entrata in vigore del protocollo di Kyoto.
La Commissione ha pubblicato oggi una valutazione d'impatto dettagliata sui possibili percorsi per raggiungere l'obiettivo concordato di rendere l'Unione europea climaticamente neutra entro il 2050. Sulla base di tale valutazione d'impatto, la Commissione raccomanda una riduzione netta delle emissioni di gas a effetto serra del 90 % entro il 2040 rispetto ai livelli del 1990, avviando una discussione con tutte le parti interessate; una proposta legislativa sarà presentata dalla prossima Commissione, dopo le elezioni europee, e concordata con il Parlamento europeo e gli Stati membri, come previsto dalla normativa dell' UE sul clima.
Le emissioni di gas a effetto serra dell'UE sono diminuite lo scorso anno, tuttavia è ancora necessario intensificare gli sforzi per raggiungere gli ambiziosi obiettivi per il 2030.
Secondo le stime dell'ultima relazione <
Lo sviluppo industriale, le nuove abitudini di consumo, il continuo aumento della domanda di materie prime associate alla crescita della popolazione e la conseguente crescita del settore industriale, in particolare quello della moda, hanno portato a una riflessione in diversi segmenti della società, sulla scarsità delle risorse che risultano essere limitate, sull'aumento delle emissioni di gas a effetto serra, sull'aumento del consumo di energia e sulla produzione di rifiuti; tutti questi fattori hanno fatto emergere il concetto di "economia circolare".
Aumentare la produzione di biometano (+66%), ridurre i costi di produzione (-44%), evitare l'emissione in atmosfera di gas a effetto serra (-113 milioni di tonnellate di CO2 equivalente) e creare nuovi posti di lavoro (circa 300mila) in Europa entro il 2030. Sono questi gli obiettivi del nuovo progetto europeo Biomethaverse da 10 milioni di euro, che vede coinvolti 22 partner da 9 Paesi UE, tra cui ENEA, ISINNOVA (coordinatore), Politecnico di Milano, Gruppo CAP, SIAD e Consorzio Italiano Compostatori in Italia.
SBTi ha verificato l'obiettivo zero emissioni GHG di SKF per il 2050 e ha approvato gli obiettivi, basati su principi scientifici, per la riduzione delle emissioni a breve e lungo termine del Gruppo svedese. L'approvazione di SBTi - l'ente globale che consente ad aziende e istituzioni finanziarie di stabilire target per la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra in linea con i modelli climatici di ultima generazione - conferma che il piano di SKF soddisfa sia i criteri dell'Ente, sia gli obiettivi dell'Accordo di Parigi.
Con l'obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra e il consumo energetico nel settore immobiliare entro il 2030, e raggiungere il "Net Zero" nel 2050, in questi giorni il Parlamento Europeo ha approvato la direttiva sulle 'case green'. Infatti, anche gli studi realizzati dalla Commissione europea, evidenziano che gli edifici sono responsabili del 40% dei consumi di energia e del 36% delle emissioni di gas a effetto serra.
Le politiche energia-clima avevano riportato un'attenzione al nucleare privo di emissioni di gas ad effetto serra, anche se il timore di nuovi possibili incidenti e il problema della lunga vita di scorie altamente radioattive permanevano nell'accettazione da parte delle popolazioni di varie nazioni, tra le quali in prima fila l'Italia.
Fincantieri e Renovit, società controllata da Snam e partecipata da CDP Equity (CDPE) che opera nel settore dell'efficienza energetica, hanno firmato un accordo per la realizzazione di impianti fotovoltaici in 5 siti produttivi italiani di Fincantieri, con l'obiettivo di assicurare un risparmio sulla spesa energetica e di contribuire ai più ampi obiettivi di abbattimento delle emissioni di gas a effetto serra (o GHG - Greenhouse Gases).
Gli ultimi webinar su Effetto serra
Il settore energetico è la principale causa dell'effetto serra (75% inEU). È dunque naturale che l'energia costerà di più. Occorre investire molte risorse nella decarbonizzazione. Il pacchetto Pronti per il 55% nasce come proposta di percorso verso il target europeo di riduzione delle emissioni di gas serra del 55% al 2030 rispetto al 1990. Le direttive sull'efficienza energetica e le fonti rinnovabili saranno riviste per introdurre i nuovi obiettivi collegati al 55%. Il Fit for 55 per i trasporti. Novità per ETS - emission trading, e ESR - effort sharing regulation. Progetti europei
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Altri contenuti su Effetto serra
All'interno del programma Europeo Horizon2020 esistono numerosi progetti dedicati allo sviluppo di membrane e di reattori. I 3 da cui ha avuto origine MACBETH sono appunto: BIONICO (focalizzato sulla produzione di idrogeno puro a partire da biogas), CARENA (incentrato sulla deidrogenazione del propano), ROMEO (catalisi omogenea di vari processi). Questi progetti hanno portato la tecnologia dei reattori a membrane ad un fattore TRL (Technology readiness levels) 5. MACBETH intende continuare lo sviluppo dei rispettivi reattori a membrana portando il TRL ad un fattore 7, lo step prima della commercializzazione su vasta scala. Le nuove tecnologie sviluppate all'interno di MACBETH promettono una riduzione fino al 35% delle emissioni di gas che causano l'effetto serra per i grandi impianti, con aumento dell'efficienza del processo del 70%. Grazie alla semplificazione ed ottimizzazione della componentistica, gli investimenti in Capex (capitali) e Opex (spese operative) porteranno ad una riduzione del 50% per i primi e dell'80% per i secondi.
Dal 28 giugno al 2 luglio torna la settimana digitale mcTER con una serie di appuntamnti dedicati al mondo dell'energia, e il primo appuntamento del 28 giugno è mcTER Idrogeno Web Edition - giornata online dedicata alle soluzioni e tecnologie per l'idrogeno. L'idrogeno rinnovabile rappresenta uno strumento fondamentale sulla strada della transizione energetica ed è al centro della strategia della Commissione Europea che punta ad azzerare le emissioni nette di gas a effetto serra entro il 2050 e realizzare il cosiddetto Green Deal, facendo dell'Europa il primo continente a impatto zero sul clima. Si stima che l'idrogeno verde possa coprire entro il 2050 fino al 24% della domanda finale di energia e creare 5,4 milioni di posti di lavoro, oltre a contribuire alla totale riduzione di 560 milioni di tonnellate di CO2. La Commissione Europea stima che la quota di idrogeno nel mix energetico debba passare dal circa 2% attuale al 13-14% entro il 2050 e che per la produzione di idrogeno verde, ottenuto esclusivamente da fonti rinnovabili e non da combustibili fossili, si possano investire tra i 180 e i 470 miliardi di euro nei prossimi 30 anni.
Il riscaldamento globale e l'aumento della temperatura terrestre sono senza dubbio tra le questioni più urgenti da affrontare. Ma quanto è critica la situazione? Quanto velocemente sta progredendo la crisi climatica e quanto tempo abbiamo per riuscire a frenarne gli effetti negativi? Per rispondere a queste domande il Copernicus Climate Change Service (C3S), il servizio informativo e di monitoraggio relativo ai cambiamenti climatici della Commissione Europea, ha sviluppato un'applicazione che può dare a chiunque un'idea dell'attuale stato del riscaldamento globale. Prima di spiegare come funziona questa App è importante fare un passo indietro per tracciare le linee del problema. Riscaldamento globale: una questione di tempo Da anni ormai gli scienziati confermano che, a causa delle emissioni inquinanti antropogeniche, cresce l'effetto serra e di conseguenza la temperatura della Terra è sempre più in aumento. Le conseguenze di ciò sono di fronte agli occhi di tutti: i mari sono sempre più caldi, soprattutto le acque del Mediterraneo, aumenta lo scioglimento dei ghiacciai e ciò porta al turbamento degli ecosistemi e della vita, sia terrestre che marina. Il surriscaldamento del nostro Pianeta non fa che destare le preoccupazioni crescenti di tutti i membri della società, cittadini in primis, come evidente dalle proteste dei Fridays For Futures guidate dall'entusiasmo di Greta Thunberg. Mentre i governi tentano di attuare risposte adeguate, sono molte le aziende e i gruppi internazionali che stanno spingendo su progetti più green e sostenibili, proprio come noi di E.ON offriamo alle persone la possibilità di ridurre il proprio impatto ambientale con le nostre offerte 100% green e le soluzioni per la Future Energy Home. A livello Europeo gli Accordi di Parigi sono attualmente uno dei più importanti accordi internazionale sul clima, a oggi il più rilevante in Europa. Questi nascono con l'obiettivo comune di fermare le conseguenze del riscaldamento globale e, a partire dai dati delle proiezioni scientifiche, hanno l'obiettivo di contenere l'aumento della temperatura terrestre media sotto i +2°C, in modo da limitarlo ai +1,5°C. Ma quanto manca al raggiungimento di questa scadenza? A darci la risposta a questa domanda è proprio l'App di Copernicus. L'App di Copernicus per monitorare il riscaldamento globale L'App di Copernicus permette a chiunque di visualizzare quale sia l'avanzamento del riscaldamento globale e confrontarlo con gli obiettivi degli Accordi di Parigi. L'utente, inserendo i dati della temperatura media globale attuale, potrà facilmente vedere l'anno in cui raggiungeremo l'aumento della temperatura a 1,5°C, attraverso una proiezione che si basa sul rapporto speciale del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC). Come funziona questa App? Il C3S ha a disposizione una quantità di data ampissima, frutto di anni di ricerca e analisi, che mette a disposizione gratuitamente a tutti. Sfruttando il proprio database di informazioni relative al clima e ai cambiamenti climatici (Climate Data Store), sarà possibile non solo fare un confronto con il passato ma anche avere un'idea delle mutazioni delle temperature nel futuro.
Combattere il cambiamento climatico è oggi più urgente che mai e uno dei modi più efficaci per farlo è ridurre le emissioni di CO2 presente in atmosfera: questi gas, inquinanti e nocivi, non fanno che aumentare l'ormai noto effetto serra antropogenico, una delle cause principali del surriscaldamento globale. La CO2, però si trova anche nei nostri mari e oceani, e contrastarla è fondamentale per tutelare gli equilibri dell'ambiente marino e terrestre. Le soluzioni per ridurre le emissioni di CO2 sono tante: se è vero che alcune possiamo già metterle in pratica anche noi nella nostra quotidianità - ridurre gli sprechi energetici, optare per la mobilità elettrica e le energie rinnovabili - altre richiedono tecnologie d'avanguardia e grandi progetti. Tra queste ultime soluzioni una delle più straordinarie è il progetto CC-Ocean, la prima nave in grado di assorbire la CO2 emessa dai gas di scarico delle attrezzature marittime e delle navi, portando così a una riduzione delle emissioni di CO2 nel settore marittimo. Il progetto CC-Ocean: la nave cattura CO2 Si chiama CC-Ocean (Carbon Capture on the Ocean) ed è il progetto che ambisce a costruire la prima nave al mondo in grado di catturare e assorbire la CO2. Ma in che modo? Il progetto mira ad adattare e convertire, attraverso specifiche modifiche, un sistema di cattura emissioni di CO2 usato nelle centrali elettriche a terra, per montarlo su un'imbarcazione che salperà in mare. È il primo progetto al mondo di questo tipo. Infatti, la prima fase si baserà sull'identificazione e la valutazione dei rischi che comporta questa operazione. Dopo le valutazioni sarà elaborato un impianto dimostrativo che verrà costruito a metà del 2021 e, dopo i relativi test, sarà installato a bordo di una nave. Questa prima parte del processo porterà quindi alla prova dell'imbarcazione nell'ambiente marino e la valutazione effettiva del suo funzionamento, permettendo di comprendere l'efficacia e le eventuali future migliorie che potranno essere fatte per rendere questo processo più efficiente e riproducibile. Il progetto, molto ambizioso e innovativo, avrà una durata di due anni ed è portato avanti interamente da grandi aziende giapponesi, tra cui Mitsubishi che, con la sua divisione dedicata allo Shipbuilding, sta lavorando insieme a Kawasaki Kisen Kaisha e Nippon Kaiji Kyoka. Emissioni di CO2: una parte importante dell'inquinamento marino Il progetto CC-Ocean è un grandissimo passo in avanti, anche perché l'apposito sistema progettato per la nave non solo assorbirà la CO2 ma sarà in grado di riciclarla per riutilizzarla in processi di recupero o come materia prima per combustibili sintetici riducendo ulteriormente le emissioni di gas serra a livello globale. È un progetto straordinario, ma soprattutto fondamentale per combattere le emissioni di carbonio provenienti da settore marittimo, responsabili dell'inquinamento del mare e non solo. Secondo un rapporto della Commissione Europea del 2019, infatti, il trasporto marittimo è responsabile del 3,7% delle emissioni di CO2 in UE, vale a dire circa 138 milioni di tonnellate. Nonostante ciò, durante gli Accordi di Parigi mancavano misure volte alla riduzione delle emissioni in questo settore.
Incremento dell'efficienza energetica ed economica e progressiva decarbonizzazione dell'economia nazionale; la rilevante contrazione del PIL e l'aumento della quota di consumi di energia da fonti rinnovabili dal 2007 hanno determinato una sensibile riduzione delle emissioni di gas serra. È quanto emerge dagli indicatori energetici ed economici in relazione alle emissioni di gas a effetto serra e al consumo di energia nel Rapporto ISPRA disponibile online (https://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/rapporti/indicatoridi-efficienza-e-decarbonizzazione-del-sistema-energetico-nazionale-e-del-settore-elettrico/). Un ruolo significativo spetta al settore elettrico, uno dei principali attori del sistema energetico nazionale. È stato analizzato il ruolo dei fattori che determinano l'andamento delle emissioni di gas serra, quali crescita economica, mix di fonti fossili e rinnovabili, efficienza di trasformazione e fattori di emissione dei combustibili. In merito al settore elettrico sono stati elaborati i fattori di emissione di gas serra e altri contaminanti atmosferici.
La Carbon Footprint - impronta di carbonio o impronta ecologica - è una misurazione che esprime la quantità di emissioni di gas a effetto serra che vengono generate durante la vita di un prodotto, servizio o di un'intera organizzazione, azienda e individuo. Viene espressa in tonnellate di CO2 equivalente, una misura che esprime l'impatto sul surriscaldamento globale dei gas serra rispetto alla stessa quantità di anidride carbonica. Oggetti o processi produttivi e aziende intere: tutto ha un impronta ambientale determinata, sia di acqua che di gas inquinanti. L'impronta di carbonio in particolare ci permette quindi di capire la quantità di emissioni di CO2 che un certo un oggetto che compriamo - o servizio che decidiamo di usufruire - emette in atmosfera; questo comprende sia le emissioni dirette nel processo di produzione, sia tutte quelle che indirettamente vengono coinvolte.
Circa un terzo delle risorse del Recovery Plan italiano sono rivolte alla transizione ecologica e all'abbattimento delle emissioni di gas clima-alteranti. Uno degli aspetti non ancora presi in considerazione nella stesura del PNRR riguarda le emissioni serra causate dai vecchi impianti di refrigerazione commerciale, installati principalmente nei supermercati e in alcuni centri di stoccaggio. Mentre in molti paesi europei nel corso degli ultimi anni è stata incentivata l'adozione di gas refrigeranti a basso impatto ambientale, in Italia vengono ancora utilizzati su larga scala i cosiddetti F-Gas, sostanze che contribuiscono ad aumentare l'effetto serra.
Oggi, il mondo sta affrontando molte sfide di grande rilevanza, tra cui gli effetti dell'aumento della popolazione mondiale sulla disponibilità di cibo, energia e acqua. Inoltre, le emissioni di gas a effetto serra (GHG) e vari altri inquinanti rappresentano una grave minaccia per l'umanità a causa del cambiamento climatico da esse indotto e di conseguenza, il divario tra sostenibilità ambientale e crescita economica è in aumento. Pertanto, la necessità di tecnologie sostenibili e di politiche per mitigare il cambiamento climatico fornendo al contempo un approvvigionamento costante di energia per l'industria,i trasporti e gli usi civili, così come la capacità di rifornire l'industria chimica con materie prime sostenibili sono diventate esigenze fondamentali per consentire lo sviluppo delle economie emergenti e il mantenimento degli standard sociali nelle economie consolidate.
TEWI, ovvero Total Equivalent Warming Impact, è il parametro che monitora il comportamento complessivo di una macchina frigorifera ai fini dell'effetto serra. Esso valuta infatti, oltre all'impatto diretto del fluido refrigerante qualora si liberasse in atmosfera, le emissioni climalteranti nella produzione e alimentazione della macchina o quelle causate da eventuali perdite dei circuiti.
Il rapporto ISPRA appena pubblicato (aprile 2020) può fornirci un supporto per cercare di vedere il prossimo futuro un po' più roseo, o quantomeno meno grigio. Più nel dettaglio si tratta del "National Inventory Report 2020" contenente i dati sulle emissioni di Greenhouse Gases (gas a effetto serra) per gli anni 1990-2018. Essendo un arco temporale abbastanza lungo, ci permette di osservare un trend piuttosto significativo. La buona notizia è quella che le emissioni totali di gas serra, espresse in CO2 equivalente, escluse le emissioni e gli assorbimenti derivanti dall'uso del suolo e dalla silvicoltura, sono diminuite del 17,2% tra il 1990 e il 2018 (da 516 a 428 milioni tonnellate di CO2 equivalenti).